Gli ordini monastico-cavallereschi a Padova: Teutonici e Templari
Padova era l’ideale luogo di raccolta e addestramento per le milizie mercenarie che approdavano a Venezia per partecipare alle Crociate. Il compito di rendere soldati i pellegrini giunti da tutta Europa, difficilmente attuabile sulle isole della laguna, era in gran parte affidato agli ordini monastico-cavallereschi (dopo la Prima Crociata). L’Ordine Teutonico, che raccoglieva i pellegrini di lingua tedesca e provenienti dall’est europeo, aveva a Padova caserma, ospedale e campo d’addestramento presso il Ponte Pedocioso (ora sottopassaggio tra i due nuovi blocchi ospedalieri), nel luogo dove oggi si trova l’Ospedale vecchio. Il canale attraversato dal Ponte Pedocioso (nome che significa “percorribile a piedi”) si collegava alle lagune, per le comunicazioni dirette con Venezia. L’Ordine Templare invece si era sistemato nella parte greca della città, verso Noventa dove c’era il porto. Il tempio dei Templari padovani sorgeva nel luogo dell’attuale Chiesa dell’Immacolata, dove si svilupperà il quartiere del Portello, cioè nel cuore del porto fluviale moderno della città. La chiesa (che era dedicata a Santa Maria Inconia), allo scioglimento forzato dell’Ordine, decretato da Filippo il Bello nel 1317, passò all’Ordine di Malta, come tutti i beni dei Templari.
Padova e Roma durante la Repubblica
“Nel 49 o nel 42 a.C. i Veneti acquistano il “jus” romano e Padova diviene allora un “municipium” con propria autonomia amministrativa. In questo periodo compare il nome di “Patavium” legato a un prodigio singolare. Nel giorno in cui a Farsalo si combatteva la battaglia decisiva tra Cesare e Pompeo (6 giugno del 48 a.C.) un sacerdote patavino di nome Cornelio presiedeva i responsi presso l’oracolo di Gerione alla fonte del dio Aponus. Gli apparve la scena della battaglia, con tutti i particolari, così da prevedere esattamente la vittoria di Cesare. L’episodio è all’origine delle fortune delle terme di Abano (il cui antico centro, specie religioso, era a Montegrotto) in tutta l’età romana. Durante le guerre civili di Roma, i patavini appoggiarono il Senato contro Marco Antonio, per cui Cicerone li elogiò in pieno Senato. Questa loro posizione sottopose però la città a rappresaglie, in cui si mise in luce l’ordine dei Concordiali, cioè la casta degli schiavi liberati, ricca e potente, protetta dalla dea Concordia, altra divinità femminile patavina”.
L’inizio del dominio veneziano
“Il 21 novembre 1405 una rivolta popolare diede la città alla Repubblica di Venezia. Questa, nel timore di futuri incidenti (…) mise a morte tutta la famiglia dei Carraresi, che si estinse assieme all’indipendenza di Padova”. Venezia, trionfatrice dopo una lunga guerra in cui aveva temuto addirittura per la propria sopravvivenza, capì che non poteva controllare Padova nei termini di una semplice filiale commerciale o di un territorio genericamente soggetto. Il governo da imporre alla città era di tipo completamente nuovo per i tempi: esautorata totalmente la vecchia classe dirigente, furono monopolizzati tutti i commerci, ogni posto di governo venne affidato a un funzionario veneziano. Si cercò nel contempo il favore degli elementi popolari più umili, la plebe urbana e i “rustici”. Un metodo di governo completamente estraneo alla precedente tradizione veneziana, nella quale la nobiltà locale veniva integrata da quella lagunare attraverso una fitta rete di matrimoni. A Padova, invece, la nobiltà venne isolata, e Venezia arrivò persino ad arrogarsi il diritto alla nomina dei vescovi cittadini, motivo per cui, per tutta la durata del suo dominio, i pastori della città saranno patrizi veneziani.