La provincia di Reggio Emilia risulta compresa fra il fiume Po a nord ed il crinale dell’Appennino tosco-emiliano a sud, facente parte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano (che si estende anche alle limitrofe province di Parma, Modena, Lucca e Massa Carrara).
Da un punto di vista idrologico la provincia di Reggio si colloca nel regime intermedio tra il regime sublitoraneo alpino tipico della fascia prealpina lombardo-veneta e il regime sublitoraneo appenninico tipico delle aree interne appenniniche della Penisola Italiana. I massimi annui di piovosità sono principalmente due, il più significativo (anche per i fenomeni di piena nei torrenti provinciali e del Fiume Po) è quello autunnale (precisamente nei mesi di ottobre e novembre) mentre il secondario si registra solitamente nel periodo tardo primaverile (aprile e maggio). La piovosità annua comunque si attesta attorno a 800–900 mm, pur rimanendo anche notevolmente più elevata nella fascia appenninica. Il clima è appenninico nella porzione meridionale (inverni rigidi e nevosi, estati temperate e più piovose) mentre risulta spiccatamente sub-continentale nella porzione settentrionale di pianura della provincia (inverni solitamente meno rigidi e meno nevosi, estati afose e poco piovose).
Mentre il territorio della pianura è fortemente antropizzato e presenta una alta densità insediativa, l’Appennino reggiano presenta ancora un livello di naturalità elevato, crescente, soprattutto salendo verso il crinale. L’Appennino reggiano è soggetto a fenomeni di calanchismo naturale, visibili lungo tutto il suo sviluppo trasversale della provincia, ma particolarmente evidenti nella porzione occidentale lungo l’alveo del torrente Enza. Fra le maggiori attrattive della montagna reggiana vi è di sicuro la Pietra di Bismantova, che sorge nel comune di Castelnovo Monti, ma visibile dal territorio di molti comuni appenninici. Il profilo così netto della montagna colpì persino il poeta fiorentino Dante Alighieri che la cita nel suo Purgatorio.
Il territorio provinciale fu abitato fin dalla preistoria. Le prime fonti storiche scritte che parlano del territorio di Reggio Emilia sono di Tito Livio quando nel 187 a.C. ci narra della guerra condotta dai Romani contro le popolazioni celtiche (Galli Boi) che si erano insediati in buona parte del territorio reggiano e quelle dei Liguri Friniates i quali abitavano l’Appennino tosco-emiliano.
Tito Livio ci narra che il console Marco Emilio Lepido al comando delle legioni romane inseguì, depredò, bruciò per valli e monti i Liguri fino ai monti Ballistam (Monte Valestra) eSuismontium (Pietra di Bismantova) e dopo un difficile assedio li sconfisse in battaglia in campo aperto e per questo eresse un tempio a Diana. Poi proseguì la lotta attraversando gli Appennini verso i territori romani (cis) e sconfisse gli altri Liguri Friniates che abitavano la Garfagnana, probabilmente passando per i passi di Pradarena o delle Forbici/Radici, visto che i passi del Cerreto/Ospedalaccio o Lagastrello danno accesso alla Lunigiana, che lo stesso Tito Livio ci dice abitata dai Liguri Apuani. Una volta sconfitti i Liguri Friniates della Garfagnana il console Marco Emilio Lepido tornò in Emilia e diede inizio alla costruzione della via che poi prenderà il nome di Via Emilia e che collegava Rimini con Piacenza su cui sorgeranno di li a poco le città di Parma, Reggio Emilia e Modena. E verosimilmente il termine Lepidum Regium potrebbe stare ad indicare il territorio oggetto della vittoriosa campagna militare condotta dal console Marco Emilio Lepido. La conquista del territorio reggiano fu comunque sofferta per i romani che subirono sconfitte anche pesanti, la più celebre delle quali fu patita nel 216 a.C presso la Selva Litana, nelle vicinanze del castrum di Tannetum. I romani in questo memorabile scontro furono pesantemente battuti dalle truppe dei Galli Boi coalizzati contro i romani in una alleanza con l’esercito punico. Reggio nacque quindi ad importante presidio e difesa della via Emilia; scavi fatti in città hanno datato il primo livello della città in epoca repubblicana, pertanto è ragionevole pensare che la città di Reggio Emilia sia stata fondata assieme alle due vicine colonie romane di Parma e Mutina (Modena) poco dopo l’anno 183 a.C.
La città romana divenne presto fiorente e fu elevata al grado di municipio con propri statuti, magistrati e collegi d’arte, mentre nel territorio corrispondente all’attuale provincia sorgevano importanti presidi militari ed amministrativi come la succitata Tannetum (l’odierna Taneto), Brixellum (Brescello), Herberia (Rubiera) e Luceria (non più esistente).
Con il crollo dell’Impero Romano il territorio fu soggetto a scorrerie e cadde in profonda decadenza. Verso la fine del IV secolo Reggio Emilia era così decaduta che Sant’Ambrogio l’annovera fra le città semidistrutte. Le invasioni barbariche ne accrebbero i danni. Alla caduta dell’Impero d’Occidente (476 d.C.) soggiacque ad Odoacre, re degli Eruli, nel 489 passò ai Goti, nel 539 agli Esarchi di Ravenna e poi (569) ad Alboino, re dei Longobardi, che la eresse a sede di un ducato.Assoggettata dai Franchi nel 773, Carlo Magno conferì al vescovo l’autorità regale sulla città e stabilì i confini della diocesi (781). Nell’888 Reggio ed il suo contado passarono ai re d’Italia.
Pesanti danni si ebbe a soffrire dall’invasione degli Ungari(899), che uccisero il vescovo di Reggio Azzo II. Intanto parallelamente all’autorità vescovile sorse sulla città e sul territorio limitrofo quella dei conti. Azzo Adalberto, figlio di Sigifredo di Lucca, di stirpe longobarda, fondò intorno all’anno 940 il castello di Canossa, che ospitò poco dopo (950) Adelaide, vedova di Lotario I re d’Italia, fuggita dalla prigione del Garda. Durante il periodo longobardo sorse il Ducato di Reggio, ciononostante profonda fu la decadenza di tutto il territorio reggiano fintanto che, addirittura Sant’Ambrogio nel suo viaggio in Emilia, definì Reggio “cadavere di città” a seguito delle invasioni barbariche e delle lotte intestine tra fazioni. Nel 1002 il contado di Reggio insieme con quello di Parma, Brescia, Modena, Mantova e Ferrara formò la marca del marchese Tedaldo di Canossa per poi divenire (1076) patrimonio della contessa Matilde. Fu in questo periodo che i possedimenti di Matilde, che andavano ben oltre al territorio reggiano e che erano coincidenti con buona parte della Lombardia meridionale, dell’Emilia occidentale e della Toscana settentrionale, iniziarono a risollevarsi. L’egemonia politica della contessa ebbe il suo culmine quando a Canossa le figure di Enrico IV, papa Gregorio VII e Matilde di Canossa, protagonisti della lotta fra Papato e Impero, si incontrarono per riconciliarsi. Alla morte di Matilde si aprì una lunga stagione di lotte e guerre, i suoi possedimenti vennero conquistati per buona parte dal comune di Reggio e da quelli vicini tra i quali Mantova, Modena, Parma e Cremona.
La guerra tra il comune di Reggio ed il comune di Modena scoppiò nel 1201, i modenesi occuparono alcune terre sulla sponda reggiana del fiume (Casalgrande) per ottenerne il completo controllo. I reggiani non si fecero sorprendere e, guidati dal podestà Doinabello, contrattaccarono sconfiggendo e inseguendo i modenesi fino a Formigine presso il ponte di Sanguineto; molti di questi furono catturati, tra cui il podestà Alberto da Lendinara.Nel 1202 i modenesi assieme agli alleati ferraresi e veronesi assediarono Rubiera, ma non riuscendo ad espugnarla chiesero la mediazione dei podestà di Parma e Cremona, i quali però assegnarono la vittoria a Reggio ponendo fine alla guerra tra le due città. Di li a poco scoppiò, a nord del territorio reggiano, la guerra con Mantova. Nel 1205 i reggiani conquistarono il castello di Suzzara, i mantovani con l’aiuto di ferraresi e cremonesi (questi ultimi forti del presidio dei centri di Guastalla e Luzzara), riuscirono a riconquistare il possesso sul feudo. Il Ducato di Reggio mirava ad espandersi a nord e ad avere uno sbocco sul fiume Po.
Nel 1220, con l’aiuto di Cremona questa volta alleata di Reggio, Gonzaga fu assediata e conquistata.Nel 1225 per opera di Ravanino Bellotti, cremonese, podestà di Reggio si conclude il conflitto con un accordo: Gonzaga ai mantovani, Bondeno d’Arduino ai reggiani e comune giurisdizione su Pegognaga; la giurisdizione reggiana si estendeva quindi su di un notevole territorio: se con Parma il confine rimaneva fissato lungo il ramo più orientale dell’Enza, presso Bibbiano e Cavriago ed il Secchia separava il contado reggiano da quello modenese, il territorio di Reggio però si estendeva ora notevolmente a nord controllando infatti oltre a Reggiolo anche i borghi di Novi, Concordia, Mirandola, San Possidonio, Quarantoli e San Martino Spino. L’aggregazione dei centri dell’Appennino reggiano iniziò più tardi, attorno nella seconda metà del XII secolo e terminò circa un secolo dopo. Tra i primi villaggi a sottomettersi al Ducato di Reggio vi furono Baiso e Castellarano, nel 1169. Più tardi, in un periodo compreso tra il 1188 ed il 1237 giurarono fedeltà anche, tra le altre, Castelnovo ne’ Monti, Felina, Carpineti, Cerreto Alpi, Cervarezza e i borghi della Val d’Asta.
Nel XIX secolo, dopo la parentesi napoleonica con la formazione del Dipartimento del Crostolo, dopo la restaurazione, per unione dinastica, il ducato ebbe anche uno sbocco sul mare comprendendo le province estensi di Modena, Reggio, Frignano, Garfagnana, Lunigiana, Massa e Carrara. Nel 1848 furono uniti agli Stati Estensi gli ultimi territori del ducato di Parma e Piacenza posti sulla sponda destra dell’Enza come il guastallese, Poviglio, Gombio e l’alta Val d’Enza.
Dopo l’annessione al Regno d’Italia la storia della provincia segue le vicende del resto della penisola. Al momento della sua creazione nel 1860, la provincia contava 46 comuni, mentre oggi sono 45, nel 1870 venne aggregato al comune di Villa Minozzo il comune di Gazzano. Inoltre il comune di Pieve San Vincenzo spostò la sua sede e mutò quindi il suo nome in Ramiseto. Al contrario di molte altre province italiane, quella reggiana per più di un secolo e mezzo di storia non ha subito drastici mutamenti amministrativi. Durante la seconda guerra mondiale la provincia subì pesanti distruzioni e bombardamenti e dopo il 1943, si formarono numerose formazioni di partigiani che combatterono tenacemente contro le forze d’occupazione tedesche e i loro alleati repubblichini. Si verificarono, specialmente nell’Appennino anche massacri contro la popolazione accusata di collaborare con la Resistenza, tristemente celebri furono l’eccidio della Bettola, quello di Cervarolo, quello di Legoreccio e quello dei fratelli Cervi presso Campegine
La provincia di Reggio venne istituita nel 1859, con decreto dittatoriale di Carlo Farini, in previsione dell’annessione dell’Emilia al Regno di Sardegna; nella sua istituzione originaria venne suddivisa nei circondari di Reggio e di Guastalla nella parte settentrionale.
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