La Provincia di Pesaro e Urbino è una delle province storiche italiane. Prima della nascita dello Stato italiano ha avuto diverse denominazioni: Ducato di Montefeltro, poi Dipartimento del Metauro con Napoleone e poi ancora Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro con lo Stato Pontificio. Essa rappresenta un crocevia tra le Marche e le vicine Umbria, Toscana e Romagna.
La Provincia di Pesaro e Urbino è, almeno fin dalle invasioni celtiche della fine del V secolo a.C., punto di passaggio economico e culturale tra l’Italia peninsulare e quella padana e il suo territorio fu parte della Gallia Cisalpina fino alla conquista romana, avvenuta nel 295 a.C. con la Battaglia del Sentino ai danni dei Galli Senoni.
Dopo la vittoria i romani istituirono l’Ager Gallicus, di cui facevano parte i territori compresi tra Rimini e la parte delle attuali Marche situata a nord dell’Esino e per controllare il quale fondarono sulla costa le colonie romane di Sena Gallica (Senigallia), Ariminum (Rimini), Pisaurum (Pesaro) e Fanum Fortunae (Fano). Il confine politico di Roma fu però spostato al fiume Rubicone solo nel periodo della dittatura di Silla (circa 80 a.C.), quando alla Gallia Cisalpina fu dato status di provincia vera e propria.
Attraverso il territorio della Provincia passavano sia la cosiddetta Protoflaminia, che da Camerino e Sassoferrato raggiungeva la costa a Senigallia, sia l’asse principale della via Flaminia, nata per unire Roma – attraverso Narni, Terni, Bevagna, Spoleto, Foligno, Nocera Umbra, Fano e Pesaro – a Rimini e ai mercati della Pianura Padana.
Nel medioevo barbarico il territorio della provincia fece parte dell’Esarcato di Ravenna, cioè la circoscrizione che comprendeva i residui territori conquistati dai bizantini nella Guerra Gotica che non passarono sotto il dominio longobardo (e per questo denominati Romània in latino tardo, da cui l’attuale Romagna, nel senso di facenti parte dell’Impero Romano d’Oriente). Questo territorio era ricompreso nelle due Pentapoli marittima ed annonaria e, dopo un breve periodo di dominazione longobarda sotto Astolfo (751-754), fu quindi parte integrante del nascente Stato Pontificio dopo la Promissio Carisiaca del 754 (la cosiddetta “Donazione di Pipino”).
È solo nel 1210 che i territori delle due Pentapoli si separano nominalmente dalla Romagna, con cui avevano condiviso i precedenti secoli di storia, e si fondono con la Marca Fermana nell’istituzione della Marca Anconitana, creata da papa Innocenzo III nel 1210 a seguito della ripartizione in province dello Stato Pontificio. Durante il periodo dell’indipendenza comunale il potere centrale papale (così come quello di Ancona nei confronti del resto del territorio) è però assai blando, per non dire solo teorico, e sarà rafforzato e consolidato solo a seguito dell’attività del Cardinale Albornoz nel XIV secolo, anche se di nuovo indebolito dal fiorire del Ducato di Urbino.
La storia medievale e rinascimentale della provincia è fortemente legata alle vicende delle potenti famiglie nobiliari che si contesero il nord delle attuali Marche ed il sud dell’attuale Romagna, facenti perno sulla regione storica del Montefeltro e cioè, tra le principali, appunto i Montefeltro, i Malatesta, i della Rovere, gli Sforza. I destini geografici e le peculiari caratteristiche, ancora oggi vive, delle genti di queste terre non possono essere compresi se non si analizzano anche le intricate vicende di queste famiglie.
In particolare fu nel 1220 che i Montefeltro, già signori ghibellini di San Leo e di Carpegna, ottennero da Federico II di Svevia anche la signoria di Urbino e da allora il prestigio della città crebbe costantemente. L’antica contea di Urbino divenne Ducato nel 1443, raggiunse l’apogeo sotto Federico da Montefeltro e la massima espansione con Francesco Maria I Della Rovere a cui si deve l’annessione di Pesaro.
La provincia di Pesaro e Urbino tiene pertanto a mantenere una propria ideale autonomia, da un lato a causa delle vicende storiche in gran parte del tutto diverse e indipendenti da quelle del resto delle Marche; dall’altro perché il suo territorio ha una identità ben definita e corrisponde a quello dell’antico Ducato di Urbino, fatta eccezione per Senigallia (ora in provincia di Ancona), Gubbio (ora in Umbria) e i sette comuni secessionisti della Val Marecchia passati in Emilia-Romagna a seguito del referendum del 2009.
In base all’art. 1 dello Statuto provinciale, la Provincia di Pesaro e Urbino – già istituita con decreto 22 dicembre 1860 n. 4495 – ha per sedi di capoluogo le Città di Pesaro e di Urbino con le funzioni loro assegnate dal Decreto medesimo. Ai sensi dell’art. 3 del Regolamento del Consiglio (Sede del Consiglio provinciale), il Consiglio provinciale ha sede sia a Pesaro che nella sede dell’Amministrazione provinciale di Urbino. Anche lo stemma della provincia è costituito da uno scudo diviso in due, in ogni parte è riportato lo stemma dei due capoluoghi.
La provincia originaria includeva il territorio di 7 Comuni dell’alta valle del fiume Marecchia, in quanto parte del Montefeltro e del Ducato di Urbino. Pio VII, il 6 luglio 1816, nella riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato della Chiesa, aveva infatti compreso anche queste terre nella delegazione di Urbino e Pesaro con motu proprio. Nel 2009, San Leo, Novafeltria, Maiolo, Talamello, Pennabilli, Casteldelci, Sant’Agata Feltria, a seguito di referendum consultivi nei territori comunali e di approvazione di legge ordinaria che accoglieva il risultato favorevole degli stessi referendum, sono stati distaccati dalle Marche e aggregati all’Emilia-Romagna. Primo caso nella storia dell’Italia repubblicana.
Le Marche proposero ricorso alla Corte costituzionale, ritenendo che il Parlamento avesse indebitamente ignorato il parere negativo della regione; nel luglio 2010 la Corte si pronunciò sul ricorso giudicandolo infondato. Altri comuni del pesarese-urbinate hanno promosso referendum per l’aggregazione all’Emilia-Romagna, tra questi Montecopiolo e Sassofeltrio con esito positivo e Montegrimano Terme e Mercatino Conca nei quali non si è raggiunto quorum. Questo fenomeno rende evidente il fatto che il territorio provinciale presenti dinamiche geografiche, lato sensu, che mal convivono con l’attuale architettura dei confini amministrativi.
La provincia possiede una densità demografica che è pari a 130,11 abitanti per km², dai 132 del 2008, anche se risulta comunque essere inferiore alla media nazionale. Nella provincia di Pesaro e Urbino solo due comuni degli attuali 60, rispetto ai 67 precedenti, hanno una popolazione superiore ai 20.000 abitanti, facendo registrare un valore del grado di urbanizzazione pari al 41,5%, valore anch’esso minore del dato medio italiano e di quello del Centro Italia, e che colloca la provincia in 55ª posizione nella relativa graduatoria. Lo studio della piramide dell’età della popolazione mette in evidenza una eccedenza della quota di ultrasessantacinquenni (stabile al 21,5%) rispetto alla media italiana (20%) ed in linea rispetto a quella del Centro Italia (21,4%). Notevole è inoltre la percentuale di maschi presenti sul territorio della provincia (49,1%, 20° valore più alto tra tutte le province). Stabile rispetto al precedente semestre rimane la presenza di stranieri residenti con 7.672 stranieri ogni 100 000 abitanti, di cui il 78,1% extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e posizionando la provincia stabile al 26º posto nella relativa graduatoria arrestando il trend in leggera flessione rispetto ai precedenti periodi.
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