Il 9 dicembre 1820, con l’emanazione della Costituzione da parte di Ferdinando I delle Due Sicilie, i sette valli vennero rinominate province. Nacque così la Provincia di Siracusa. Nel 1837, però, a causa dei tumulti verificatisi in città, tra il 18 luglio ed il 6 agosto per l’epidemia di colera e per il malcontento dei rivoluzionari contro i Borbone, il Governo borbonico, con decreto dell’11 ottobre 1837, declassò Siracusa a capoluogo di distretto, mentre, il capoluogo della provincia venne spostato a Noto. Tale provvedimento punitivo nei confronti della città aretusea durerà fino alla nascita del Regno d’Italia.
Questa modifica creò la Provincia di Noto. S’instaurò una sorta di sfida tra le due cittadine. La città netina divenne inoltre sede arcivescovile, per decreto di Papa Gregorio XVI nel 1844; quindi la Diocesi di Noto prese parte dei territori della Diocesi di Siracusa.
Nel 1865, a seguito dell’Unità d’Italia, Siracusa ritornò ad essere il capoluogo della provincia:
« Il Capo-luogo della Provincia di Noto è restituito alla Città di Siracusa, della quale assumerà il nome la Provincia stessa. »
(G. Lanza, S. Jacini, Legge Lanza, art. 4, a nome del re Vittorio Emanuele II di Savoia, dat. a Torino, 20 marzo 1865.)
La provincia seguì in seguito le sorti dell’Italia. Dopo il primo conflitto mondiale s’instaurò il fascismo, il quale non riuscì a portare nuovo sviluppo nel territorio. Nel frattempo continuava la grande emigrazione che portò molti abitanti della provincia siracusana a trasferirsi in territori nuovi come l’Australia, le Americhe, il Nord Europa.
Il 2 gennaio 1927, avvenne per opera politica del senatore Filippo Pennavaria il distacco di 12 comuni, appartenuti un tempo alla Contea di Modica, i quali andarono a formare la nuova Provincia di Ragusa; ci furono diverse polemiche da parte dei siracusani per il distaccamento di Ispica, divenuto comune ragusano.
Nel corso della seconda guerra mondiale la provincia fu il teatro di scontri tra le truppe alleate e quelle nazi-fasciste. Nell’ambito dell’Sbarco in Sicilia, nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1943 gli alleati, guidati dal generale Bernard Law Montgomery sbarcarono nel tratto di costa compresa tra Capo Ognina e Punta Castellazzo (5ª, 50ª e 51ª Divisione britannica e 18ª Divisione canadese) e tra Ognina e Calabernardo (13º Corpo d’armata britannica). Con la successiva Operazione Ladbroke che riguardava la conquista del capoluogo, si giunse alla progressiva liberazione della Sicilia. Il 3 settembre 1943 viene firmato segretamente l’armistizio di Cassibile, in località Santa Teresa Longarini, nei pressi della frazione di Siracusa.
Nel dopoguerra, mentre si era già avviata la ricostruzione degli edifici distrutti dai bombardamenti, la provincia di Siracusa fu interessata da un progetto di investimento industriale che fece sorgere il Polo petrolchimico siracusano, edificato nella zona costiera di Priolo, Melilli, Augusta, che ebbe un grande impatto sull’economia locale, poiché favorì un grande afflusso di manodopera, ma ebbe anche effetti negativi, dovuti soprattutto al forte inquinamento industriale, sollevando un’importante questione ambientale rimasta irrisolta.
Lo statuto speciale del 1946 soppresse le vecchie provincie. L’ente fu ricostituito con la legge regionale n.16 del 1963. Dopo le modifiche territoriali dei primi anni del Novecento si registreranno variazioni amministrative riguardanti i Comuni. Nel 1975, Portopalo di Capo Passero, frazione di Pachino, ottenne l’autonomia comunale e, nel 1979 venne istituito il Comune di Priolo Gargallo, il cui territorio venne formato dalla già frazione di Siracusa, dalla contrada San Focà e da parte del territorio di Marina di Melilli, queste ultime, appartenenti, fino ad allora, al Comune di Melilli. Nel 1986, poi, a seguito della Legge regionale n. 9 che attuava quanto stabilito dallo Statuto della Regione Siciliana del 1946, tutte le circoscrizioni provinciali dell’isola vennero soppresse e sostituite da liberi consorzi comunali, denominati “Province Regionali”. Tale mutamento amministrativo, però, non portò alcuna variazione nel territorio provinciale di Siracusa, rimanendo inalterato. Tuttavia, tale assetto territoriale potrebbe nuovamente mutare, a seguito dell’opera dei comitati cittadini sorti nelle frazioni di Belvedere e Cassibile che rivendicano l’autonomia dal capoluogo attraverso l’indizione di un referendum, sospeso dal TAR di Catania nel 2012, su ricorso del Comune di Siracusa.
Il 13 dicembre 1990 la provincia fu colpita da un violento sisma denominato poi “Terremoto di Santa Lucia”, così chiamato perché avvenne nel giorno dedicato a Santa Lucia.
Il terremoto procurò 17 morti e ben 15.000 famiglie senza tetto. Il patrimonio edilizio fu vistosamente danneggiato e molti cittadini di Augusta, Melilli, Sortino, Carlentini, Lentini e Francofonte trovarono rifugio presso dei container per diversi anni. Il fatto che la provincia non ottenne lo stato di calamità naturale e il fatto che venne dichiarata una graduazione del sisma inferiore rispetto a quella che fu in realtà, fece passare alla storia questo terremoto con il nome di “terremoto dei silenzi”, proprio a causa della sua sottovalutazione.
Negli anni 2000 la provincia ha ottenuto due importanti riconoscimenti dall’Unesco, sono stati infatti inserite nella lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità, nel 2002, le Città tardo barocche del Val di Noto e ne fanno parte per la provincia siracusana i comuni di Noto e Palazzolo Acreide; mentre nel 2004 sono state dichiarate, come unico sito, la Città di Siracusa e la Necropoli Rupestre di Pantalica.
Il 28 marzo 2014 è stata prevista la soppressione delle 9 province regionali, sostituite da nove “Liberi Consorzi comunali” e tre aree metropolitane in seguito all’entrata in vigore della legge approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana il 12 marzo 2014. Un’ulteriore legge regionale disciplinerà compiti e funzioni di questi nuovi enti, mentre ogni provincia è, nel frattempo, retta da un commissario straordinario nominato dalla giunta regionale.
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